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40% di contributo a fondo perduto - l' 8 aprile si apre il bando per le Comunità energetiche rinnovabili

Dall’8 aprile si può presentare domanda per i contributi previsti dal PNRR per la realizzazione di Comunità energetiche rinnovabili. Un’opportunità molto interessante per le PMI nei comuni sotto i 5.000 abitanti

Incentivi per le Comunità energetiche rinnovabili al nastro di partenza

È tutto pronto per gli incentivi alle Comunità Energetiche Rinnovabili. Con l’approvazione, il 24 febbraio scorso, delle Regole operative del GSE da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (seguite al decreto CER entrato in vigore il 24 gennaio) sono state chiarite tutte le procedure per accedere sia alle tariffe incentivanti sia al contributo in conto capitale previsto dai fondi del PNRR.

L’8 aprile 2024 è la data da segnarsi sul calendario, perché da quel giorno è possibile presentare domanda per ottenere il contributo a fondo perduto che consente di risparmiare il 40% delle spese sostenute per l’installazione degli impianti.

Un’opportunità che resterà probabilmente unica nel panorama degli incentivi italiani alle fonti energetiche rinnovabili e, nonostante lo stanziamento di fondi sia ingente (2,2 miliardi di euro in totale) è prevedibile che il bando sarà particolarmente affollato di richieste. Unica condizione per poterlo sfruttare è che la Comunità Energetica Rinnovabile (CER ) sia realizzata nel territorio di un Comune sotto i 5.000 abitanti.

Cosa sono le Comunità energetiche rinnovabili

Ricapitoliamo prima di tutto le informazioni fondamentali sulle CER. Una Comunità energetica rinnovabile, o Comunità di energia rinnovabile, è un gruppo di consumatori e produttori di energia che scelgono di unirsi per produrre e consumare localmente energia elettrica da fonti rinnovabili (tipicamente da fotovoltaico, anche se possono essere coinvolte altre fonti green).

Si tratta di una delle 7 tipologie di configurazioni di autoconsumo previste dal Decreto CER. Insieme ai Gruppi di autoconsumatori (o Sistemi di autoconsumo collettivo), le Comunità energetiche sono l’unica configurazione che può accedere a entrambe le forme incentivanti previste (tariffa e contributo in conto capitale).

Come si creano le Comunità Energetiche Rinnovabili?

Cosa serve per dare vita a una CER? Il “capofila” che vuole realizzare l’impianto di energia rinnovabile e decide di attivare una CER deve trovare un’area idonea ad installare l’impianto, dai tetti ai terreni (se consentito), e raccogliere gli aderenti interessati a partecipare, a condizione che siano connessi alla stessa cabina primaria, la cabina di trasformazione alta/media tensione.

È poi necessario costituire legalmente la CER come soggetto giuridico autonomo non a scopo di lucro (associazione, ente del terzo settore, cooperativa, cooperativa benefit, consorzio). Ogni CER è, pertanto, caratterizzata da un atto costitutivo e uno statuto.

Chi può dare vita a una CER

I soggetti che possono dare vita alle Comunità energetiche sono:

  • piccole e medie imprese (fino a 250 occupati e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di € oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di €);

  • singoli cittadini (persone fisiche);

  • pubbliche amministrazioni locali ed enti territoriali;

  • enti religiosi, terzo settore, enti di protezione ambientale;

  • Enti di ricerca e formazione.

 

Il fatto che le configurazioni di CER possano prevedere la presenza anche solo di due membri/soci in qualità di cliente finale/produttore (deve esserci almeno un'utenza di consumo e un impianto di produzione) ne rende estremamente flessibile il processo di costituzione, aprendo le porte dell’autoconsumo collettivo a moltissime realtà sul territorio.

Altri consumatori/produttori di energia possono eventualmente entrare in una fase successiva, secondo le modalità previste negli atti e negli statuti della stessa CER.

I vantaggi delle Comunità energetiche rinnovabili per le PMI

Le Comunità energetiche presentano molti vantaggi. Prima di tutto ambientali, perché possono contribuire alla decarbonizzazione energetica del nostro Paese, rendendo accessibili le fonti rinnovabili dove prima non era possibile. Poi economici, perché consentono di rendersi parzialmente autonomi nell’approvvigionamento energetico e, in più, permettono di guadagnare grazie alla remunerazione dell’elettricità condivisa e autoconsumata. Infine sociali, perché possono generare valore per il territorio, riducendo l’impatto dei costi energetici e reinvestendo i guadagni generati in diverse iniziative a beneficio della popolazione.

Per una piccola e media impresa che ha la propria sede in un comune sotto i 5.000 abitanti, l’opportunità di sfruttare il bando del PNRR che abbatte del 40% i costi di installazione di un impianto fotovoltaico appare davvero importante.

Si ha la possibilità di effettuare un investimento per ridurre il proprio fabbisogno energetico e rendersi indipendente dai fornitori accedendo a condizioni economiche di partenza decisamente favorevoli. Basta avere a disposizione spazio sul tetto della sede aziendale e trovare gli altri membri per costituire la CER (ricordiamo che ne basta uno).

Magari, può essere l‘occasione per coinvolgere i propri dipendenti, ai quali offrire la possibilità di partecipazione alla CER favorendo così anche all’obiettivo di responsabilità sociale dell’impresa.

Vediamo allora come una PMI può accedere agli incentivi per realizzare una CER.

Le agevolazioni per le CER: tariffa incentivante e contributo a fondo perduto

Per ottenere gli incentivi, gli impianti rinnovabili alla base di una CER devono essere realizzati tramite nuova costruzione o tramite il potenziamento di impianti esistenti, con componenti di nuova generazione; devono avere inoltre una potenza non superiore a 1 MW.

Oltre ai ricavi ottenibili dal ritiro dedicato per tutta l’energia ceduta in rete, esistono due tipi di incentivo: una tariffa incentivante premio (TIP) erogata per 20 anni sulla quota di energia prodotta e condivisa dalla CER autoconsumata; in più, per gli impianti ubicati in comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, è possibile accedere al bando del PNRR aperto l’8 aprile 2024 che concede un contributo a fondo perduto pari al il 40% delle spese di installazione (acquisto e posa in opera di tutti i sistemi e componenti, compresi i sistemi di accumulo, spese per la connessione alla rete elettrica nazionale, studi di fattibilità e spese per le attività preliminari, la progettazione, i collaudi tecnici e le consulenze tecnico/amministrative). Questo bando supporterà lo sviluppo di 2 GW di potenza complessivi con 2,2 miliardi di euro.

La tariffa incentivante premio (che varia dai 100 ai 130 €/MWh in funzione della potenza dell'impianto fotovoltaico e della zona in cui è installato l'impianto) è cumulabile con il contributo a fondo perduto previsto dal PNRR, ma in questo caso la tariffa, che ricordiamo è erogata solo per l'energia condivisa, verrà decurtata a seconda dell’entità del contributo.

A quanto ammonta la tariffa incentivante

La tariffa incentivante è costituita da una parte fissa e una parta variabile. La parte fissa da va 60 a 80 €/MWH e si riduce all'aumentare della potenza degli impianti, mentre la parte variabile oscilla tra 0 e 40€/MWh in funzione del prezzo dell'energia (al diminuire del prezzo di mercato dell'energia la parte variabile aumenta fino ad arrivare al massimo a 40 €/MWh).

Per tener conto della minor producibilità degli impianti fotovoltaici installati nelle Regioni del centro-nord, sono previste maggiorazioni di +4 €/MWh, per Lazio, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo e di +10 €/MWh per Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta e Veneto. In totale il valore della tariffa incentivante premio varia tra i 100 e 130 €/MWh può arrivare 100-120 €/MWh.

Per accedere agli incentivi le CER devono risultare regolarmente costituite alla data di presentazione della domanda.

Come si determina il contributo in conto capitale

Il contributo in conto capitale, accessibile tramite il bando aperto l’8 aprile, è riconosciuto nella misura massima del 40% della spesa ammissibile, fermi restando i seguenti massimali di spesa.

L'ammontare del contributo spettante sarà rideterminato al momento dell'erogazione a saldo, sulla base delle spese ammissibili effettivamente sostenute e non potrà essere superiore a quanto previsto nell'atto di concessione.

Potenza impiantoMassimale
P ≤ 20kW1500 €/kW
20 kW < P ≤ 200 kW1200 €/kW
200 kW < P ≤ 2600 kW1100 €/kW
600 kW < P ≤ 1000 kW1050 €/kW

I requisiti per gli impianti ammessi al bando

Ricapitoliamo le caratteristiche che devono avere gli impianti per accedere al contributo a fondo perduto del 40% del PNRR:

  • essere di nuova costruzione (o un potenziamento di impianto esistente)

  • con una potenza non superiore a 1 MW;

  • essere ubicato in comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti (il riferimento sono riferimento ai dati aggiornati Istat sui Comuni);

  • data di avvio dei lavori successiva alla data di presentazione della domanda di contributo;

  • disporre del titolo abilitativo alla costruzione e all'esercizio dell'impianto ove previsto;

  • disporre del preventivo di connessione alla rete elettrica accettato in via definitiva, ove previsto;

  • essere ubicato nell'area sottesa alla medesima cabina primaria a cui fa riferimento la configurazione di CER;

  • essere inserito, una volta realizzato, in una configurazione di Comunità energetiche rinnovabili (CER) per la quale risulti attivo il contratto per l'erogazione della tariffa incentivante;

  • entrare in esercizio entro diciotto mesi dalla data di ammissione al contributo e comunque non oltre il 30 giugno 2026.

Come fare domanda per ottenere il contributo del 40% a fondo perduto

La richiesta di accesso al contributo per la realizzazione di una Comunità energetica rinnovabile può essere presentata dall’8 aprile esclusivamente per via telematica attraverso il portale “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”, allegando la documentazione relativa all’impianto.

L'invio della richiesta deve essere effettuato dal soggetto beneficiario che sostiene l'investimento per la realizzazione dell'impianto: nel caso di una CER, il soggetto beneficiario è la stessa CER oppure un produttore e/o cliente finale socio/membro della CER.

Entro 90 giorni dalla richiesta, il GSE concluderà l’esame tecnico-amministrativo del progetto e trasferirà al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica i risultati dell’istruttoria. Il ministero, una volta svolte le attività di controllo, emanerà il decreto di concessione che sarà poi trasmesso alla Corte dei conti per la registrazione.

Dopo la registrazione, il soggetto beneficiario dovrà sottoscrivere l’Atto d’obbligo con cui dichiara di accettare tutti i termini e le condizioni connesse alla realizzazione del progetto. A quel punto, sarà possibile richiedere il contributo in conto capitale, che potrà essere erogato con modalità interamente a saldo oppure con una percentuale di anticipo, a seconda della dimensione dell’impianto.